paroleprecise

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20 maggio 2013

L'assegno divorzile e l'indissolubilità del matrimonio


Un uomo e una donna si amano, fanno progetti, si sposano, ma poi qualcosa si spezza, l’amore finisce, e divorziano. Si finisce in tribunale, dove il giudice stabilisce la separazione. Per arrivare al divorzio, servono, anzi, servirebbero 3 anni dall’udienza di separazione. In realtà sono sempre di più, perché ci vogliono 3 gradi di giudizio per arrivare ad una sentenza di divorzio. Ci vogliono i soldi, per pagare gli avvocati. Ci vuole pazienza, tanta, per mettere la parola fine ad una storia privata che è finita da un pezzo. Nel frattempo gli ex coniugi continuano la loro vita, si innamorano di nuovo, fanno figli (o altri figli)... ma non possono prendere alcuna decisione certa perché la loro vita è appesa alla decisione di un giudice, che può o non può arrivare, in 3, 4, 5 o più anni. Per terminare una storia d’amore, non basta il dolore, di lei e di lui, e dei figli, e il mondo che crolla, bisogna anche aspettare che un estraneo decida, a suo piacere e con i suoi tempi, che sì, è vero, quella storia è proprio finita.


In realtà, non è mai finita. In Italia il divorzio non certifica affatto la fine di un matrimonio. L’assegno di mantenimento verso la ex moglie (si badi, non si parla di figli, che riguardano una sfera differente) crea un legame fortissimo tra i due ex coniugi, che non si spezza neanche con nuove relazioni o un nuovo matrimonio. L’assegno divorzile solitamente è pagato dall’ex marito per permettere alla ex moglie che non abbia lavoro a continuare a vivere mantenendo lo stesso stile di vita precedente al divorzio. Uno stipendio mensile. Una umiliazione mensile, per lei, perché continua per il resto della sua vita a dipendere economicamente, dall’ex marito. Un esborso pesante per lui, che spesso minaccia la sua stessa sussistenza, e la vita della nuova famiglia che si è creato. Perché la maggior parte dei divorziati appartiene al ceto medio, stipendi medi, case medie, e l’assegno divorzile, pesa, e tanto! 
L’assegno divorzile, inoltre, permette alla ex moglie, divorziata magari da anni, da decine di anni, di ottenere parte della pensione reversibile alla morte dell’ex marito. Non si vedono da anni, non sanno più nulla l’uno dell’altra, lui si è risposato, ha un’altra famiglia, ma alla sua morte la sua ex moglie, in virtù dell’assegno divorzile, ha gli stessi diritti della legittima vedova. Anzi, di più, perché per la ripartizione della pensione reversibile tra la legittima consorte/vedova e la ex moglie, contano gli anni di matrimonio che entrambe hanno trascorso con il defunto, e la ex moglie vince quasi sempre. Non conta l’amore, non conta la dedizione, non contano le cure e l’assistenza per il marito malato, non conta se la legittima moglie ha dovuto lasciare il lavoro per assistere il marito, nulla conta, di fronte alla presenza della prima moglie che vanta l’assegno divorzile.
Si può obiettare che anche la prima moglie può aver  rinunciato al lavoro per il marito o per crescere i figli, che se lui l’ha lasciata a 50 anni, poniamo, per lei era poi difficile trovare un lavoro o rifarsi una vita. E’ vero, molte donne arrivano al divorzio per il tradimento di un marito che alla mezza età cerca nuove emozioni. Ma c’è una casa, c’è un piccolo patrimonio, c’è un conto in banca, c'è un'attività: che si divida ciò che si può dividere, o si intesti gran parte alla moglie, se più debole rispetto al marito, ma poi ognuno vada per la sua strada! 
Sembra invece che il legislatore, forse per non dispiacere troppo quanti erano contrari all'introduzione del divorzio, abbia voluto, con lo strumento dell'assegno divorzile, quasi rendere più debole il divorzio rispetto all'indissolubilità del matrimonio.
Oggi per modificare o annullare un assegno divorzile, ci vuole una causa, ci vogliono 3 gradi di giudizio, soldi avvocati e anni, che spesso sono un lusso, per entrambi gli ex coniugi. Oggi in Italia, un assegno divorzile equivale alla continuità giuridica del matrimonio: se la ex moglie può accedere alla pensione di reversibilità, è come se non fosse mai diventata ex moglie, ma fosse legittima vedova. Oggi in Italia, in presenza di un assegno divorzile, esistono legittimamente mogli di serie A, le ex con assegno divorzile, e mogli di serie B, quelle che fanno i salti mortali per poter far quadrare i conti con lo stipendio tagliato (spesso del 40%) del marito, e che alla sua morte, non vengono riconosciute come legittime vedove, ma come incidenti di percorso.
E' tempo ormai di accettare che un matrimonio può finire, mentre un divorzio è per sempre, e un assegno divorzile a tempo indeterminato che può trasformarsi in fruibilità della pensione di reversibilità è uno strumento obsoleto, incongruo e lesivo della dignità delle donne innanzitutto, sia della ex moglie per sempre mantenuta dall'ex marito, che della nuova moglie, senza il pieno diritto di moglie.


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