paroleprecise

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11 maggio 2013

Contestare le sentenze


I problemi personali di Berlusconi hanno completamente falsato il nostro rapporto con la magistratura, nel senso che siccome Berlusconi la attacca, chi è con lui è automaticamente contro la magistratura, chi non è con lui si sente in dovere di difenderla comunque, senza se e senza ma. 
In realtà, fatti salvi pochi eroi finiti male, e pochi seri professionisti, è difficile difendere a spada tratta i magistrati. Io non me la sento, e contesto le sentenze (chi l'ha detto che si devono accettare senza fiatare?), soprattutto quelle che prevedono 16 anni 16 per chi uccide la moglie o ex compagna; che prevedono il reintegro a scuola di un bidello pedofilo in attesa della sentenza definitiva, che nel frattempo può molestare altri ragazzini; che consentono il rapimento davanti alla madre, davanti alla scuola, di un bambino spaventato a causa di una sindrome ancora molto discussa e non provata; che infliggono pene 'severe' dai 2 ai 4 anni ai colpevoli di stupro e violenza sulle donne.
Non difendo magistrati che si servono del famigerato "rito abbreviato" per togliere alle vittime anche la dignità di un giusto processo e di una giusta condanna del loro assassino, o stupratore.  
Quando la vittima è una donna, poi, sembra sempre che i magistrati, magari involontariamente, seguano sempre il modello “sentenza jeans”, quella che nel 1999 stabiliva che se una donna indossa i jeans, allora lo stupro è “consenziente”. Purtroppo non sembra che siano cambiate molte cose, da quella inverosimile sentenza.
Se una parte politica è contro la magistratura per ragioni politiche e puramente elettorali, il rapporto tra magistratura e cittadini non sarà mai equilibrato e funzionale ad una corretta amministrazione della giustizia, a favore delle vittime prima che dei colpevoli.

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