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23 novembre 2015

LA FELICITA’ E’ UN SISTEMA COMPLESSO per Valerio Mastrandrea

Per il suo secondo film, La felicità è un sistema complesso, Gianni Zanasi si affida di nuovo a Valerio Mastrandrea e Giuseppe Battiston, già protagonisti della sua opera prima, il multipremiato Non pensarci, da cui è stata tratta anche una serie tv.
In questo nuovo film, presentato al Torino Film Festival, il protagonista assoluto è un convincente Valerio Mastrandrea, che si appropria del ruolo e del ritmo del racconto, e che offre la sua sensibilità e la sua scanzonata simpatia ad un personaggio curioso e complesso. Interpreta l’avvocato Enrico Giusti che per un importante fondo di investimento deve allontanare dirigenti irresponsabili e incompetenti che possano creare problemi alle aziende che gestiscono e che nella maggioranza dei casi hanno ricevuto in eredità. Lui li avvicina, conquista la loro fiducia fino a fargli sentire il desiderio di liberarsi dell’azienda evitandone così il probabile fallimento. 

Ovviamente se non ci sarà il un fallimento, il fondo di investimento taglierà però molti posti di lavoro per rendere competitive le aziende. Ma quando Enrico deve convincere due adolescenti rimasti improvvisamente orfani a rinunciare alla loro posizione nella importante azienda di famiglia, si trova di fronte due ragazzi con sogni e responsabilità inaspettate, e allora entra in crisi e mette a rischio il suo lavoro. A confonderlo ulteriormente l’arrivo della ex ragazza di suo fratello, una sorta di hippie degli anni 2000 che gli farà riconsiderare il suo rapporto con sé stesso e con gli altri. 

Gianni Zanasi si conferma con questo suo secondo lungometraggio un regista di grande talento, ma la scrittura anche se sostenuta brillantemente dagli attori e dalla macchina da presa, verso il finale si perde un po’ e diventa più confusa. Il film sa raccontare da un diverso punto di vista la crisi economica e la crisi nei rapporti interpersonali, in famiglia o nel lavoro, e mette in risalto personaggi ben costruiti che rivelano la fragilità e la confusione di questi anni difficili. Teco Celio e Giuseppe Battiston sono un padre e figlio lontani quanto possono esserlo un amministratore delegato e il suo segretario, e rientrano nel gioco delle coppie all’interno del film, dall’affidabile avvocato Mastrandrea e la sconclusionata ex ragazza del fratello interpretata da Hadas Yaron, fino ai due fratelli Filippo (un intenso Filippo De Carli) e Camilla (Camilla Martini), legati da un affetto che li fa sentire invincibili contro la cattiveria del mondo.
Da sottolineare la splendida colonna sonora di Niccolò Contessa e la fotografia di Vladan Radovic, che contribuiscono a fare de La felicità è un sistema complesso un film sicuramente godibile e interessante anche da un punto di vista estetico. 


Nelle sale il 26 novembre.

Cast: Valerio Mastandrea, Hadas Yaron, Giuseppe Battiston, Filippo De Carli, Camilla Martini, Maurizio Donadoni, Teco Celio, Daniele De Angelis, Maurizio Lastrico, Paolo Briguglia, Domenico Diele 
regia di Gianni Zanasi








29 ottobre 2015

Bradley Cooper masterchef per Il Sapore del Successo

Un film di belli, questo va detto subito. Un cast di uomini in gran forma e di attori strepitosi, e con attrici brave, belle e molto ben abbigliate. Il sapore del successo (titolo originale Burnt) in uscita il 26 novembre nelle sale, è una commedia americana, di quelle perfette che ti fanno uscire col sorriso soddisfatto dal cinema. Il regista John Wells d’altronde sa come costruirla (produttore esecutivo di E.R., e regista di The Company Men), e sa come dirigere gli attori. A prima vista la storia può sembrare scontata, l’uomo di talento che “manda tutto a puttane” perché non riesce a uscire dal cliché del cattivo ragazzo, e che cerca disperatamente una seconda possibilità. Il film si inserisce poi nel fortunato filone di commedia da esportazione, prendi un attore americano di serie A, gli affianchi un manipolo di buoni attori europei e giri in una capitale glamour, in questo caso Londra. 


Ma in realtà nel film c’è di più, innanzitutto la bravura e il sorriso di Bradley Cooper, perfetto e misurato nel ruolo, e se vi capita guardatelo in versione originale, vi affascinerà con la sua voce leggermente roca. Poi c’è una bella trama, lo chef stellato Adam Jones (Cooper) che a causa di dipendenza da alcol e droga ha rovinato la sua incredibile carriera e quella dei suoi colleghi, si rifugia a New Orleans per uscire da solo dalla dipendenza, e torna dopo 3 anni in Europa per riprendersi la vita e la terza stella Michelin. Non sarà facile, perché il passato torna sempre e perché da soli non si può né governare una cucina, seppur stellata, né uscire da un male di vivere che ha radici lontane. Ma il rispetto per se stesso, per il suo lavoro e l’amore per il cibo lo aiuteranno, e anche il sostegno della brava chef Helene (Sienna Miller). Non sappiamo se riuscirà a conquistare la sua terza stella, ma di sicuro Adam ha riconquistato la fiducia in se stesso, quella dei suoi amici e colleghi, e forse il cuore della bionda chef. 


Brillanti i dialoghi, bravi gli attori, perfetta la fotografia e affascinanti le scene corali nella cucina di Adam Jones, in cui ogni particolare e ogni singolo attore hanno ruoli precisi e mai di semplice presenza. Bradley Cooper è il mattatore del film ma è affiancato da un gruppo di validi colleghi, tra cui alcune stelle europee: Sienna Miller, Matthew Rys, (Brothers & Sisters), Omar Sy (Quasi Amici), Riccardo Scamarcio, Emma Thompson, Alicia Vikander, Daniel Brühl, e la splendida Uma Thurman in un cameo. La passione per il cibo e la competitività fra gli chef sono al centro dell’intreccio, che si sviluppa con buon ritmo senza mai lasciare spazio a vuoti narrativi, e che trascina fino alla fine lo spettatore senza indulgere in romanticismi tipici del genere. Una buona commedia che sa emozionare, e di emozioni si ha sempre bisogno.